L’ingresso del Giovane Notaio in uno Studio avviato: strategie per una convivenza e transizione vantaggiose – di Dott. Michele D’Agnolo

Per un giovane notaio, entrare in uno studio notarile avviato rappresenta un’opportunità preziosa, ma anche una sfida complessa. L’inserimento in uno studio già strutturato permette di beneficiare dell’esperienza del notaio senior, dell’accesso a una clientela consolidata e di una gestione organizzativa già rodata. Tuttavia, affinché questa convivenza professionale sia davvero vantaggiosa per entrambe le parti, il giovane notaio deve muoversi con attenzione e consapevolezza. È fondamentale sviluppare una strategia che faciliti non solo l’integrazione nello studio, ma anche una transizione graduale e proficua per il notaio senior, soprattutto se quest’ultimo si avvicina alla conclusione della propria carriera.

In questo articolo esploreremo i principali aspetti ai quali il giovane notaio deve prestare attenzione per costruire una collaborazione armoniosa ed efficace con il collega senior, assicurando al tempo stesso il successo dello studio e una solida base per la propria carriera futura.

  1. Rispetto per la Storia e la Cultura dello Studio

Quando un giovane notaio entra in uno studio avviato, il primo passo per garantire una convivenza vantaggiosa è comprendere e rispettare la storia e la cultura dello studio. Ogni studio notarile ha una propria identità costruita nel tempo, basata su valori, procedure operative, relazioni consolidate con i clienti e modalità di lavoro che riflettono la visione e l’esperienza del notaio titolare.

– Adattarsi senza stravolgere: Il giovane notaio deve essere consapevole che il successo dello studio è stato costruito grazie a determinate dinamiche e modalità operative. Inizialmente, è fondamentale imparare e rispettare queste prassi, evitando di proporre cambiamenti radicali che potrebbero destabilizzare il flusso di lavoro o la fiducia dei clienti.

– Osservare e imparare: La fase iniziale dovrebbe essere dedicata all’osservazione attenta di come lo studio funziona, sia a livello tecnico che relazionale. Questo non solo aiuta a comprendere meglio l’ambiente di lavoro, ma permette di individuare con precisione le aree dove si potrebbe apportare un contributo positivo in modo graduale e costruttivo.

  1. Comunicazione Aperta e Costruttiva

Una delle chiavi per una collaborazione di successo è una comunicazione chiara e trasparente con il notaio senior. La gestione di uno studio notarile implica spesso decisioni strategiche e operative complesse, e una cattiva comunicazione può generare fraintendimenti, tensioni e frustrazioni. Il giovane notaio deve dunque assicurarsi di instaurare un dialogo costante e aperto con il collega più esperto.

– Chiedere consiglio e feedback: Mostrarsi umili e pronti ad apprendere è una qualità apprezzata dal notaio senior. Nonostante il giovane notaio possieda competenze fresche e aggiornate, il confronto con chi ha accumulato anni di esperienza sul campo è fondamentale. Chiedere consigli su situazioni complesse o feedback sul proprio operato dimostra rispetto per l’esperienza del notaio titolare e facilita una maggiore integrazione.

– Condividere la visione del futuro: Una buona convivenza professionale si basa anche su una visione comune del futuro dello studio. Il giovane notaio deve essere chiaro riguardo alle proprie aspettative di crescita, senza tuttavia imporre la propria agenda. Questo permette di allineare le ambizioni personali con gli obiettivi dello studio e del collega senior, creando un percorso condiviso di sviluppo.

  1. Apporto di Innovazione senza Rompere gli Equilibri

Uno dei principali vantaggi che un giovane notaio può offrire è la capacità di introdurre innovazioni e soluzioni moderne che possano migliorare l’efficienza operativa dello studio o ampliare l’offerta di servizi. Tuttavia, questo processo deve essere gestito con attenzione, evitando di stravolgere equilibri consolidati.

– Innovazione mirata: Invece di proporre cambiamenti radicali, il giovane notaio dovrebbe concentrarsi su piccoli miglioramenti incrementali che possano portare benefici tangibili. Ad esempio, l’introduzione di nuove tecnologie per la gestione documentale, la digitalizzazione di alcune procedure o l’uso di strumenti digitali per la comunicazione con i clienti possono contribuire ad aumentare l’efficienza dello studio senza creare discontinuità.

– Rispetto per i processi tradizionali: Non tutte le innovazioni sono adatte a ogni studio. Prima di proporre modifiche, è essenziale comprendere perché certe procedure sono state adottate e valutare se un cambiamento possa effettivamente portare valore aggiunto, senza creare disagi per i clienti o il personale.

  1. Contribuire alla Gestione delle Relazioni con la Clientela

Uno dei principali patrimoni di uno studio notarile avviato è il rapporto consolidato con la propria clientela, spesso costruito nel corso di molti anni. Il giovane notaio deve approcciare con estrema cautela questa dinamica, consapevole che entrare in contatto con clienti storici dello studio richiede tatto e sensibilità.

– Affiancamento graduale: Inizialmente, il giovane notaio dovrebbe lavorare a stretto contatto con il collega senior nelle relazioni con i clienti più importanti. Questo permette ai clienti di conoscere gradualmente la nuova figura professionale e di instaurare fiducia, senza avere la sensazione di un cambiamento improvviso.

– Rispetto per le relazioni consolidate: I clienti storici di uno studio sono spesso abituati a interfacciarsi con il notaio senior. Forzare un cambiamento nelle dinamiche di relazione potrebbe generare disorientamento o insoddisfazione. È quindi fondamentale che il giovane notaio si mostri disponibile, ma allo stesso tempo rispettoso dei rapporti di fiducia consolidati dal collega senior.

  1. Gestione Attenta del Personale di Studio

Il personale di uno studio notarile, dagli assistenti ai collaboratori amministrativi, rappresenta una risorsa cruciale per il buon funzionamento dell’attività. Il giovane notaio deve essere consapevole che l’arrivo di una nuova figura può generare timori o incertezze tra i dipendenti, soprattutto se percepito come un possibile preludio a cambiamenti significativi.

– Costruire fiducia con il personale: Il giovane notaio deve cercare di instaurare rapidamente un buon rapporto con lo staff, dimostrandosi aperto al dialogo e pronto a valorizzare le competenze di ciascun collaboratore. Il supporto del personale è infatti fondamentale per garantire una transizione fluida e mantenere alta la qualità del servizio offerto.

– Non forzare cambiamenti organizzativi: Anche nel rapporto con il personale, è importante evitare di introdurre cambiamenti radicali nella gestione operativa dello studio. Ogni modifica deve essere ponderata e, possibilmente, concordata con il notaio senior, in modo da non generare incertezza o malcontento tra i dipendenti.

  1. Preparare una Transizione Progressiva e Graduale

Nel caso in cui il notaio senior si stia avvicinando al pensionamento o abbia già espresso la volontà di ridurre il proprio impegno professionale, il giovane notaio deve pianificare con cura la transizione generazionale. Questo processo deve essere graduale, con un affiancamento progressivo che permetta al nuovo notaio di acquisire competenze gestionali e di rafforzare il rapporto con la clientela e il personale.

– Definire un piano di successione: Il giovane notaio e il collega senior dovrebbero discutere apertamente le modalità di transizione, definendo un piano che stabilisca tempi e modalità del passaggio di consegne. Questo permette di evitare sorprese e di garantire continuità nell’erogazione dei servizi notarili.

– Trasparenza con i clienti: Una transizione efficace richiede anche una comunicazione chiara con la clientela. Annunciare per tempo il passaggio di consegne e coinvolgere i clienti nel processo permette di mantenere alta la fiducia e di evitare discontinuità nel rapporto professionale.

Conclusione: Una Collaborazione Vantaggiosa per Tutti

L’ingresso di un giovane notaio in uno studio avviato rappresenta un momento di grande opportunità, ma anche di sfida. Per garantire una convivenza vantaggiosa con il notaio senior e una transizione fluida, il giovane professionista deve agire con sensibilità, rispetto e apertura mentale. Un approccio basato sul dialogo, l’apprendimento reciproco e l’innovazione mirata può trasformare questa fase in una collaborazione di successo, che non solo valorizza il passato dello studio, ma ne garantisce un futuro prospero.

Michele D’Agnolo, Executive Consultant – Intuitus Networ

Le Associazioni tra Notai: una struttura associativa pacificamente adottabile nel contesto della Legge Notarile – di Dott. Michele D’Agnolo

Nel panorama delle professioni giuridiche, il ruolo del notaio è regolamentato da una serie di norme rigide volte a tutelare l’indipendenza e l’imparzialità del pubblico ufficiale. Tuttavia, come per altre categorie professionali, anche i notai possono sentirsi attratti da forme di collaborazione organizzata che permettano di condividere risorse, conoscenze e opportunità commerciali, mantenendo al contempo l’autonomia professionale. In tale contesto, l’associazione tra notai rappresenta la principale e, al momento, l’unica struttura associativa riconosciuta dalla Legge Notarile (Legge 16 febbraio 1913, n. 89), pacificamente adottabile all’interno del sistema.

La Struttura Associativa Prevista dalla Legge Notarile

L’associazione tra notai, sebbene non molto diffusa, è considerata una forma di collaborazione flessibile che permette ai professionisti di operare in sinergia senza compromettere l’autonomia individuale e il rispetto delle norme di deontologia notarile. La Legge Notarile consente ai notai di costituire associazioni per condividere spese comuni, come quelle relative all’ufficio, ai collaboratori o ai mezzi tecnologici, e per coordinare meglio le attività professionali, sempre nel rispetto delle competenze e responsabilità individuali.

Questa tipologia di collaborazione permette di migliorare l’efficienza operativa e, in alcuni casi, di potenziare l’offerta dei servizi notarili. Tuttavia, si tratta di una struttura associativa piuttosto limitata nella sua applicazione pratica, principalmente a causa delle stringenti disposizioni normative che regolano la professione notarile e della necessità di salvaguardare la terzietà e l’indipendenza del notaio.

L’articolo della Legge Notarile italiana che consente le associazioni tra notai dello stesso distretto è l’articolo 82.

Secondo questo articolo, i notai possono associarsi tra loro al fine di esercitare in comune le loro funzioni. Tuttavia, questa possibilità è limitata ai notai aventi sede in qualsiasi comune della regione, ovvero del distretto della Corte d’Appello in cui si trova la sede, se tale distretto comprende più regioni.

L’associazione consente ai notai di condividere i locali e le risorse, ma ciascun notaio resta comunque responsabile personalmente e autonomamente per i propri atti notarili.

Ecco il testo dell’articolo 82:

“Sono permesse associazioni di notai aventi sede in qualsiasi comune della regione, ovvero del distretto della Corte d’appello in cui si trova la sede, se tale distretto comprende più regioni, per svolgere la propria attività e per mettere in comune, in tutto o in parte, i proventi delle loro funzioni e ripartirli, poi, in tutto o in parte, in quote uguali o disuguali”.

Ciò significa che la ripartizione degli utili e delle spese tra i notai associati deve essere prevista nell’atto costitutivo dell’associazione notarile, lasciando quindi ai notai stessi la possibilità di determinare i criteri di divisione. Tuttavia, queste modalità devono rispettare quanto stabilito, ossia che ogni notaio mantiene la propria autonomia e responsabilità per gli atti compiuti.

In sintesi, è l’atto costitutivo dell’associazione a regolare come saranno ripartiti utili e spese tra i notai associati. Sempre più frequentemente si stabilisce un criterio di ripartizione dei proventi predeterminato, che in generale appare preferibile, almeno fintanto che rispecchia i rispettivi apporti. La normativa fiscale (art. 5 TUIR) consente anche la determinazione a posteriori, per accordo tra gli associati, purché con atto avente data certa anteriore a quella della presentazione della dichiarazione dei redditi relativa all’anno di cui trattasi.

Gli Elementi Essenziali dello Statuto di un’Associazione tra Notai

La costituzione di un’associazione tra notai richiede la predisposizione di uno statuto che definisca con precisione i termini della collaborazione e i diritti e doveri dei membri. Gli elementi essenziali dello statuto includono:

  1. Oggetto dell’associazione: L’associazione deve essere finalizzata esclusivamente alla gestione condivisa di alcuni aspetti operativi, come le spese per l’ufficio, l’acquisto di strumenti tecnologici o il supporto amministrativo. L’attività notarile, infatti, resta strettamente personale e deve essere svolta in modo autonomo da ciascun associato.
  2. Ruolo e responsabilità dei singoli notai: Lo statuto deve chiarire che ogni notaio, pur facendo parte dell’associazione, continua a esercitare la propria attività in maniera indipendente e secondo le proprie responsabilità professionali. Questo aspetto è fondamentale per mantenere la conformità alle normative vigenti e per garantire l’imparzialità del notaio.
  3. Modalità di gestione e ripartizione delle spese: Lo statuto deve prevedere le modalità con cui vengono gestite e ripartite le spese comuni, come l’affitto dell’ufficio, le utenze, il personale di segreteria o le attrezzature informatiche. È importante che queste modalità siano definite in maniera chiara e trasparente, per evitare conflitti tra gli associati.
  4. Modalità di gestione e ripartizione dei proventi e degli utili: Inoltre, lo statuto deve disciplinare anche la ripartizione degli utili. Sebbene i notai esercitino la loro attività individualmente, alcune attività comuni o collaborazioni tra associati potrebbero generare utili condivisi, come per esempio la gestione di incarichi ricevuti congiuntamente. In questi casi, le modalità di ripartizione degli utili devono essere indicate chiaramente, stabilendo le percentuali o i criteri che determinano la quota spettante a ciascun associato, tenendo conto del contributo di ciascuno alla generazione del reddito. Questo aspetto, però, va trattato con particolare attenzione, poiché ogni notaio è tenuto a rispettare l’autonomia professionale, il divieto di esercizio con finalità commerciali e la responsabilità personale del proprio operato. Di conseguenza, l’eventuale ripartizione degli utili deve essere compatibile con la normativa deontologica, garantendo che non si creino situazioni che possano minare l’indipendenza dei singoli notai.
  5. Governance e amministrazione dell’associazione: Sebbene si tratti di una struttura molto semplice, è utile prevedere uno o più soggetti incaricati dell’amministrazione delle spese comuni e della gestione delle risorse condivise. Tali figure possono essere designate dagli associati secondo modalità stabilite nello statuto.
  6. Durata e modalità di scioglimento: Lo statuto deve indicare la durata dell’associazione e le modalità di scioglimento o di recesso di un singolo associato, stabilendo le conseguenze economiche e operative di tali eventualità.
  7. Esclusione di finalità commerciali: È essenziale che lo statuto chiarisca che l’associazione non ha scopo di lucro né può operare con finalità commerciali, poiché questo sarebbe in contrasto con la normativa deontologica che regola la professione notarile. L’associazione deve servire esclusivamente a migliorare l’efficienza operativa dei membri.

Possibili Altre Forme di Collaborazione: Reti e Consorzi di Professionisti

Oltre all’associazione tra notai, un’altra forma di collaborazione che sembrerebbe astrattamente compatibile con il sistema notarile è rappresentata dalle reti tra professionisti e dai consorzi di professionisti, forme associative introdotte nel nostro ordinamento dal Jobs Act degli autonomi (Legge 22 maggio 2017, n. 81). Questi modelli organizzativi consentono ai professionisti di collaborare su progetti comuni o di partecipare congiuntamente a gare pubbliche, offrendo la possibilità di mettere in rete competenze e risorse senza compromettere l’autonomia dei singoli aderenti.

Tuttavia, l’applicabilità di tali modelli ai notai è ancora oggetto di discussione, poiché vi è necessità di un’interpretazione che concili le specificità della professione notarile con la flessibilità concessa dal Jobs Act. La delicatezza della figura del notaio, con la sua funzione pubblica di garanzia, rende infatti complessa l’adozione di strutture associative più ampie rispetto all’associazione notarile tradizionale.

Conclusioni

In sintesi, le associazioni tra notai rappresentano l’unica forma di collaborazione strutturata espressamente prevista e riconosciuta dalla Legge Notarile. Esse offrono un modello funzionale di condivisione delle risorse, garantendo al tempo stesso il rispetto dei principi di autonomia e indipendenza professionale che sono fondamentali per la figura del notaio. Accanto a queste, le reti e i consorzi tra professionisti previsti dal Jobs Act autonomi potrebbero forse rappresentare uno sviluppo interessante per il futuro, ma necessitano di ulteriori chiarimenti normativi e interpretativi per essere pienamente applicabili al settore notarile.

Michele D’Agnolo, Executive Consultant – Intuitus Networ

Opere agevolate 110% e profili applicativi ad atto notarile – di Notaio Roberto Santarpia

La circolare 13/E dell’agenzia delle entrate del 13 giugno 2024 in modo molto opportuno viene a chiarire alcuni punti oscuri circa il prelievo fiscale concretantesi in una plusvalenza in caso di alienazione a titolo oneroso di immobili sui quali sono stati eseguiti interventi agevolati quali previsti dall’art. 119 del D.Legge 19 maggio 2020 num. 77 (Superbonus).

Qui di seguito solo alcune considerazioni su aspetti rilevanti per l’esercizio dell’ attività notarile senza più addentrarsi nell’esaminare tutti gli aspetti del detto Decreto Legge.

Si noti in primis che tra gli interventi agevolati che fanno scattare l’imposta rientrano anche interventi finalizzati all’efficienza energetica e al consolidamento statico o alla riduzione del rischio sismico degli edifici nonché, a determinate condizioni, anche l’installazione di impianti fotovoltaici e delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici.

L’imposta scatta quando l’intervento ha usufruito dell’agevolazione del 110% anche se poi successivamente questa originaria percentuale è stata per legge ridotta e fissata in percentuali diverse a seconda del ricorrere di alcune condizioni, che non ci si sofferma qui ad elencare.

L’imposta scatta altresì ove il recupero fiscale è stato ottenuto attraverso l’utilizzo dell’opzione per lo sconto in fattura praticato dal fornitore o per la cessione del credito d’imposta; quindi colui che ha portato questo superbonus in detrazione dalla propria dichiarazione dei redditi non subisce l’inasprimento fiscale in oggetto.

Sono esclusi dalla tassazione gli immobili acquisiti per successione e quelli che sono adibiti ad abitazione principale del cedente o dei suoi familiari per la maggior parte del periodo di 10 anni antecedenti alla cessione.

Questa plusvalenza si configura, con riferimento alle imposte dirette, quale reddito diverso, e quindi non conseguita nell’esercizio di arti e professioni o da parte di imprese commerciali o da società in nome collettivo o in accomandita semplice.

Ciò che assume una rilevanza essenziale ai fini dell’applicazione dell’imposta e quindi di attenzione da parte del Notaio nell’esaminare la fattispecie, consiste nel fatto che la detta imposta è dovuta anche se l’ intervento è effettuato solo sulle parti comuni del fabbricato  di cui fa parte una serie di unità immobiliari (cosiddetti interventi trainanti) senza che rilevi che siano stati effettuati  anche lavori sulla singola unità immobiliare (cosiddetti interventi trainati).

Secondo aspetto di particolare momento che dà origine alla plusvalenza e che i lavori (trainati cioè eseguiti sulle singole porzioni di immobile) possono essere stati eseguiti oltre che dal proprietario dello stesso o da un titolare di diritto reale parziario anche da soggetti diversi, quali inquilini, comodatari o familiari conviventi, situazione che non elide l’applicazione dell’imposta.

Ulteriore tratto molto delicato per il notaio è che l’Agenzia delle Entrate ha sottolineato che la norma di legge prevede che questi lavori possono, come normalmente accade, imporre di allineare le rendite catastali ai miglioramenti ottenuti attraverso gli interventi realizzati con il superbonus. Considerato che solo la omissione della dichiarazione di conformità catastale oggettiva genera nullità dell’atto, la falsa dichiarazione di conformità non determina nullità non potendosi equiparare la dichiarazione non veritiera alla mancanza di dichiarazione per cui la conseguenza (diversa dalla nullità) consiste in responsabilità civile verso il compratore di cui il notaio non può disinteressarsi.

Roberto Santarpia,  Notaio in Orzinuovi.