Il principale asset strategico di uno studio notarile è rappresentato dalle persone, dalle competenze che esse possiedono e dalla loro capacità di tradurle in azioni e comportanti idonei a dare luogo ad una prestazione allineata alle esigenze del cliente, oltre che perfettamente conforme alle norme di legge. Ci si riferisce non solo al Notaio ma anche ai collaboratori che lo coadiuvano nelle diverse fasi del processo di produzione dell’atto. Un team preparato sul piano tecnico, capace di mettersi in relazione con il cliente, in grado di fare fronte alle complessità del quotidiano, che sa adattarsi velocemente ai cambiamenti, è ciò che può fare la differenza tra uno studio di successo e uno studio che sopravvive.
Se tutto ciò è vero, il tema della gestione delle risorse umane deve essere una priorità assoluta. Gestire le risorse umane però cosa significa? Potremmo sinterizzarlo nelle seguenti fasi:
- Reclutare e selezionare le risorse più idonee per caratteristiche e competenze;
- Collocarle nelle posizioni più opportune per sfruttarne appieno le potenzialità;
- Garantire con continuità la giusta formazione rispetto al ruolo assegnato;
- Guidare e incentivare buoni comportamenti;
- Valutarne con costanza le performance per intervenire tempestivamente con eventuali aggiustamenti;
- Offrire un luogo in cui sentirsi appagati e realizzati.
Soffermiamoci sulle primissime fasi di avvio della relazione. Innanzitutto, occorre avere le idee chiare riguardo al profilo da ricercare e ai requisiti specifici che si renderanno necessari, per restringere la platea dei candidati e centrare in tempi brevi l’obiettivo dell’inserimento. Si tratta di costruire l’identikit della persona che desideriamo inserire nello staff, identikit che dovrebbe includere almeno le seguenti informazioni:
- Responsabilità principali;
- Requisiti dell’istruzione e dell’esperienza;
- Competenze tecniche;
- Competenze trasversali.
Solo con un’idea molto chiara e preferibilmente documentata ha senso avviare la fase successiva di reclutamento, ovvero la ricerca di possibili candidati alla posizione vacante. I canali attivabili sono molteplici. Si può avviare un reclutamento interno, che guarda alle risorse già presenti in studio alle quali offrire l’opportunità di un cambio di casacca. Diversamente, lo studio può attingere da fonti esterne, autonomamente con il supporto degli strumenti di ricerca oggi in uso (ormai quasi esclusivamente tramite il web) oppure affidando il reclutamento in outsourcing a consulenti specializzati. La scelta è strettamente legata al tempo che si ha a disposizione e alle risorse che si intende o ci si può permette di investire.
Segue quindi la fase vera e propria di selezione, in cui si va a individuare all’interno della rosa di candidati intercettati la risorsa che meglio risponde alle esigenze espresse dallo studio. L’obiettivo è duplice: trovare la persona che possieda tutte le caratteristiche necessarie per ricoprire con successo una specifica posizione e che più verosimilmente permarrà all’interno dello studio. Quali sono allora gli elementi da sottoporre a valutazione in questa fase? Certamente le conoscenze già acquisite ma anche le potenzialità, le attitudini, le aspirazioni/aspettative, i tratti di personalità, il set valoriale. Attività tutt’latro che banale ma che purtroppo spesso si esaurisce con una sbrigativa chiacchierata guidata dalla fretta di concludere e che porta talvolta all’instaurarsi di un rapporto reciprocamente insoddisfacente.
Una volta scelto il candidato ideale inizia la fase di inserimento della persona all’interno del team di lavoro. Un processo di onboarding ben strutturato ed efficace si tradurrà molto più facilmente in un rapporto di reciproco beneficio. Diversamente, un onboarding disorganizzato, non guidato innalzerà il rischio che i nuovi talenti abbandonino presto lo studio. È in questa fase, infatti, che i neoassunti acquisiscono le conoscenze, le abilità e i comportamenti necessari per diventare membri efficaci dello staff.
Anna Lisa Copetto, Consulente di direzione presso Intuitus Network